La
fonte di Giuturna è la più importante sorgente di Roma nella prima
età repubblicana, è dedicata alla ninfa del Lazio, figlia di Launo
e di Turno, patrona delle fonti. Giuturna venne amata da Giove
che la trasformò in una fonte di eterna giovinezza, dove
Giunone si bagnava riacquistando la sua giovane freschezza. La
realizzazione della fonte ha una data incerta, forse è databile
alla metà del II sec. a.C. e attribuibile con ogni probabilità alla
censura di Emilio Paolo (164 a.C.) Le statue marmoree dei Dioscuri,
trovate a pezzi nel bacino durante lo scavo eseguito da Giacomo
Boni nel 1900 che ha riportato alla luce la fonte di Giuturna,
erano sistemate in origine sul piedistallo centrale (ora sono
esposte nell'Antiquarium del Foro). È probabile che il loro
committente possa essere identificato in Lucio Emilio Paolo, il
vincitore di Perseo di Macedonia, il quale, secondo Minucio Felice
(Ottavio VII, 3), avrebbe dedicato i simulacri dei Dioscuri nel
lacus Iuturnae. È da notare che le statue presentano tracce di
fuoco e restauri in marmo di Carrara (quello originario è greco):
l'incendio del14 a.C. dovette quindi danneggiare anche il bacino, e
le statue in seguito furono forse restaurate da
Tiberio.